Il primitivo è un vitigno antichissimo le cui radici sono da ricercarsi nel sud Italia, in particolare nella regione Puglia.
Gli studi fatti su questo vitigno hanno portato le sue origini in quella che è oggi la penisola Balcanica, quindi parliamo di Croazia, Bosnia, Serbia, Montenegro e Albania, e grazie agli Illiri è probabilmente giunto in Italia più di 2000 anni fa, e la sua presenza si consolidò per mano dei Fenici che lo smerciarono un po’ per tutta l’area mediterranea.
Perfino i Greci, che al tempo erano soliti diffondere ovunque il vino ellenico, non riuscirono nell’intento di farlo radicare in Puglia perché in questa regione erano già presenti dei vitigni, chiamati “merum vinum” proprio per indicare un vino non diluito e quindi ben distinto da quello greco che invece veniva addolcito con acqua, miele e resine vegetali.
Origini
Figura rilevante nella storia del primitivo fu don Francesco Filippo Indellicati, un alto funzionario della Corte Imperiale Romana in Puglia ed esperto di botanica e agronomia, che nel XVIII secolo intuì che questo vitigno, tra i tanti delle sue vigne, aveva la caratteristica di maturare anticipatamente rispetto agli altri generando frutti particolarmente colorati e polposi, motivo per il quale fu ribattezzato Primativus e dal quale prese il nome che porta oggi.
Nei secoli successivi, il Primitivo si diffuse velocemente in tutta la regione Puglia, in particolare nel Salento, manifestandosi al meglio nelle zone di Gioia del Colle e in Manduria, e nel 1970 fu ufficialmente registrato nel Catalogo nazionale varietà di vite.
Nel 2001, a seguito di ulteriori approfondimenti e grazie all’evoluzione delle moderne tecnologie, si scoprì che il primitivo era biologicamente uguale allo Zinfandel coltivato negli Stati Uniti, in California, dove attualmente è uno dei vitigni più diffusi.
Caratteristiche ampelografiche
Un vitigno esigente, particolarmente sensibile ai climi ostili e alle muffe, caratterizzato da generosi grappoli dotati di acini particolarmente zuccherini e con bucce ricche di antociani che garantiscono un intenso colore al vino. Quest’uva, sempre ricoperta di pruina che ha il compito di proteggerla dai raggi ultravioletti e dalle esagerate disidratazioni, trova in Puglia l’ambiente ideale per raggiungere un’ottima qualità.
In questa regione sono state riconosciute due DOP, una a Gioia del Colle e l’altra a Manduria, mentre la coltivazione del Primitivo, che per tradizione viene allevata ad “alberello” e con “piede franco”, è autorizzata solo in alcune regioni del centro sud Italia, come Umbria, Abruzzo, Lazio, Campania, Basilicata e Sardegna.
Note sensoriali e abbinamenti
Da questo vitigno si ottiene un ottimo vino dalle caratteristiche inequivocabili che, in base all’evoluzione, alterna i riflessi del rosso rubino dal porpora al granato, spesso impenetrabile e dall’invidiabile consistenza.
Profumi intensi di prugna, mora, amarena, violetta, oltre alle tipiche note speziate di cannella, pepe nero, liquirizia, cacao, tabacco. Un vino di ottima struttura, dall’importante tenore alcolico e dall’affascinante morbidezza, ben bilanciato alla giusta acidità e sapidità, oltre all’imponente tannicità. Da abbinare a piatti di equivalente struttura e a una temperatura dai 16 ai 20 gradi a seconda della maturazione.
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