Il Pinot grigio è uno dei vitigni più interessanti del panorama vitivinicolo mondiale.
Nasce in Francia in un territorio, la Borgogna, che insieme a quello dell’Alsazia e della Champagne, ha le migliori condizioni geoclimatiche per la coltivazione di queste uve.
La sua storia è ultracentenaria e una discendenza aristocratica visto che proviene dalla mutazione gemmaria del blasonato Pinot nero, una delle uve a bacca rossa più conosciute e diffuse al mondo, la cui stirpe è proseguita anche con il Pinot bianco e il Pinot meunier.
Origini
L’esistenza di questo uvaggio è confermata da documenti storici del 1375, mentre in Italia si è dovuto attendere la fine del 1800, prima di vederlo ambientare nelle zone settentrionali del nostro Paese, quali Trentino Alto-Adige, Veneto e Friuli-Venezia Giulia da cui è stata generata la DOC “Pinot grigio delle Venezie”.
Il vitigno raggiunse una qualità eccelsa e ottimi incrementi produttivi per poi ridursi probabilmente a causa della precocità dell’uvaggio e le basse rese. Non ama gli sbalzi di temperatura e predilige climi freddi, stabili e terreni adatti alle sue continue richieste di attenzioni, tanto nella coltivazione che nella produzione in cantina.
Da vitigno esigente quale è, non rese vita facile ai coltivatori che lo accolsero al di fuori del suo ambiente di nascita, con raccolti impegnativi e poco gratificanti, tanto che solo dopo anni di ricerche e svariati tentativi, raggiunsero i primi risultati soddisfacenti.
È un vitigno a bacca grigia, registrato nel 1970 nel Catalogo Nazionale varietà di vite, e con più di 30.000 ettari coltivati, risulta essere il vitigno internazionale più sviluppato in Italia, che negli anni duemila raggiunse livelli produttivi straordinari in termini di qualità e quantità con enormi consensi da parte dei consumatori. Da qualche anno si è purtroppo verificata un’inversione di tendenza che ha portato la produzione italiana sempre di più verso il mercato estero, come Cina, Giappone, Inghilterra e America.
Caratteristiche del vitigno
Il Pinot grigio ha caratteristiche completamente diverse a seconda della vinificazione, al punto da differenziarsi in due nette tipologie che potrebbero non sembrare nemmeno “consanguinee”.
Con la vinificazione in bianco, si ottengono vini eleganti di un bel colore che va dal giallo verdolino al paglierino, fino al dorato, con i tipici sentori di pesca, pera, agrumi, albicocca, acacia, miele, a volte anche delicatamente affumicati.
Vinificando invece con una lunga macerazione delle uve, si ottengono vini meno raffinati, con il tipico colore ramato, a volte quasi aranciato tendente al rosato, come gli Orange wine, i cui sentori ricordano un po’ quelli dei vini rossi. In questi casi ci sarà una spiccata acidità, note minerali e decise, speziate, balsamiche, con cenni di frutta secca e miele.
Queste due tipologie, di vinificazione, non sono confrontabili né le si vuol mettere in competizione, potendole preferire solo in base al proprio gusto personale.
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