Nella rubrica di oggi, ho piacere di parlare di un sistema di tappatura della bottiglia di vino, tanto sconosciuto quanto criticato: mi sto riferendo al tappo a vite in alluminio, anche noto come tappo Stelvin, dal nome del suo produttore più rappresentativo.
È inutile dire che il tappo per eccellenza, accettato anche dagli scettici più accaniti, resta il pluricentenario tappo di sughero, nonostante la sua funzionalità dipenda strettamente dalla qualità di produzione che, essendo direttamente proporzionale al costo, lo rende spesso inaccessibile ad alcuni vini.
Subito dopo la vinificazione o la spumantizzazione, il vino prodotto si presenta con la consueta parvenza di “instabilità” che lo rende appena accettabile, tanto da dover necessariamente prevedere una maturazione a cui seguirà un imbottigliamento in totale assenza di ossigeno.
L’imbottigliamento, indispensabile per un’adeguata distribuzione e vendita, in realtà nasconde la fase nella quale il vino “affina”, ovvero continua la sua evoluzione con l’ultima interazione tra liquido e aria. Questa fase – qualora prevista – è sempre prestabilita con largo anticipo e presuppone un periodo di tempo che preceda la messa in commercio, altrimenti verrà comunque valutata la giacenza media che una bottiglia trascorre in cantina o in magazzino prima della vendita e la successiva beva.
Ogni vino ha la propria storia, pianificata ancor prima della nascita dei frutti e pronta a variare strategia in corso d’opera, attenuando gli imprevisti che costantemente si verificano in agricoltura, pur di dar vita a un prodotto unico e irripetibile.
Ma allora, teoricamente, perché rischiare di rovinare tutto con un tappo a vite tanto bistrattato dai più? Non c’è persona che io conosca, incluso il sottoscritto, che non abbia storto il muso di fronte a uno Stelvin e vi assicuro che si tratta soltanto di pregiudizio e disinformazione.
In realtà tutto dipende dal vino, dallo stato evolutivo in cui si trova al momento dell’imbottigliamento e da quello che si vuol ottenere alla messa in commercio.
I vini nascono per essere bevuti, alcuni prima possibile, altri senza particolare fretta e altri ancora creati per sfidare le Leggi del tempo e ciascuno di loro necessita di un tappo differente a seconda della loro evoluzione.
Quindi, possiamo semplicisticamente dire che, se il vino è complesso e ipoteticamente predisposto per un lungo affinamento e che al momento dell’imbottigliamento non ha ancora raggiunto il livello di “perfezione” che il suo produttore auspicherebbe, allora è suggeribile che venga utilizzato un tappo che gli permetta una buona interazione con l’esterno e lo aiuti a evolvere.
Se invece il vino in esame dovesse essere un vino semplice, giovane, anche aromatico, diciamo già “pronto” per la beva, ovvero avere le “perfette” caratteristiche organolettiche che il suo produttore sperava di ottenere per lui, allora possiamo dire che sarebbe preferibile chiuderlo con un tappo che preservi lo stato di fatto e ostacoli l’interazione con l’aria esterna.
Il miglior tappo utilizzabile per i vini in fase evolutiva è certamente quello di sughero, ovviamente di buona qualità, per la caratteristica della “porosità” necessaria per lo scambio d’aria e per “l’elasticità” necessaria per la perfetta adesione con la bottiglia.
Tutti gli altri tappi, in teoria, sono nati per ridurre al minimo, se non addirittura impedire totalmente l’interazione del vino con l’esterno, anche se i passi avanti fatti dalla tecnologia sui materiali di cui sono composti, hanno permesso di “dosare” la permeabilità aumentando l’interesse dei produttori.
Il tappo a vite è sicuramente il più ermetico di tutti, grazie a una struttura in alluminio in grado di avvolgere perfettamente il collo della bottiglia e con all’interno una membrana che in base al materiale di cui è composta è in grado di creare un’interazione tra vino e aria esterna, che va dall’elevata al quasi inesistente. Questa differenziazione dipenderà dalla mescola con cui è stata realizzata la guarnizione interna, oltre all’aderenza millimetrica del tappo alla bottiglia.
Con il tappo a vite i vantaggi sono tanti, tra questi:
- il costo è analogo a quello dei tappi di sughero più scadenti, nonostante i notevoli vantaggi;
- non vi è il rischio che il vino si deteriori di TCA (tricloroanisolo), in quanto l’Armillaria mellea è interessata soltanto alla quercia da sughero;
- sono facilitate l’apertura e la chiusura della bottiglia, ovviamente senza l’uso del cavatappi, pur nella consapevolezza che le successive chiusure saranno sempre meno affidabili;
- non si ha più il problema di conservare la bottiglia orizzontalmente, perché il tappo a vite non ha certo bisogno di rimanere continuamente bagnato per sventare il rischio di fessure indesiderate;
- l’alluminio, benché non naturale come il sughero, diventerà un rifiuto perennemente riciclabile e ovviamente contribuirà alla salvaguardia del disboscamento delle piante da sughero;
- il tappo a vite è stato anche progettato per tappare bottiglie di spumante, avendo raggiunto la capacità di resistere a ben sei atmosfere;
- c’è addirittura la possibilità di inserire all’estremità del tappo a vite una connettività che si chiama NFC (near field communication) che permetterebbe di tenere in costante controllo la bottiglia, con evidenti vantaggi statistici, evitando frodi e potendo addirittura entrare in contatto diretto con la cantina;
- infine, viste le particolari capacità sigillanti, qualcuno ritiene che si potrebbe perfino diminuire la quantità di solfiti, usati da tutti come conservanti antiossidanti.
Pensate che fino al 16 settembre 2013 alcune norme UE impedivano addirittura l’uso di tappi che non fossero rigorosamente di sughero, su alcuni disciplinari di vini italiani DOC e DOCG. In tale data furono fatte delle modifiche sul decreto del ministero delle politiche agricole, aprendo anche ad altre tipologie tale utilizzazione.Come abbiamo visto, dietro la tappatura di una bottiglia c’è un mondo di informazioni e studi. Ognuno di noi – spero – si sarà fatto un’idea sull’argomento, tuttavia il tappo non è tutto e se vogliamo garantirci le migliori condizioni di un vino, sarà anche necessario attuare le regole basilari sulla sua conservazione: bottiglie sempre custodite al buio, a una temperatura costante di cantina, senza sbalzi repentini di calore, a una umidità media che non superi il 70% e – se possibile – evitando rumori e vibrazioni moleste.
OGNI VINO HA IL SUO TAPPO
Non è una sfida ma una pacifica convivenza. Il tappo di sughero e il tappo a vite rispondono infatti a esigenze diverse. Il tappo a vite infatti ha una resa davvero ottimale soprattutto per il vino giovane e ad uso quotidiano: questo non verrà assolutamente a contatto con ossigeno garantendo quindi inalterabilità e una perfetta conservazione.